MERCOLEDI’ 15 OTTOBRE 2014 – h.16.30 presso Confcommercio Udine – Tavagnacco (UD)

FRIUL SERVICE srl organizza il seguente workshop:

FRIUL SERVICE SI MISURA CON LA SOSTENIBILITA’ E LO COMUNICA ATTRAVERSO IL BILANCIO SOCIALE

Scarica qui la locandina: INVITO

Alcune foto dell’incontro organizzato da APCO presso Casa Moderna dal titolo “Innovare per competere – NETWORKING, RETI D’IMPRESA e CONTRATTI DI RETE – Il ruolo dei consulenti di management accanto alle piccole e medie imprese” IMG_1429 Copia di IMG_1422 IMG_1427i relatori APCO

Il mio contributo per Il Quotidiano del Friuli Venezia Giulia del 2 settembre.

SELEZIONE DI MANAGER IN AZIENDA

UNA SCELTA BASATA SULLE QUALITÀ: ESPERIENZA, COMUNICAZIONE, INIZIATIVA

Il tema della presenza del manager o dell’aumento del grado di managerialità nelle piccole e medie imprese italiane rimane sempre di estrema attualità. Eppure, non sempre l’integrazione fra le nostre aziende e la cultura manageriale è un binomio facile da realizzare e si può, di fatto, affermare che la necessaria apertura a manager e professionisti capaci di accelerare la crescita e la competitività delle imprese non ha ancora avuto luogo.

A dispetto della crisi, il capitalismo familiare, seppur sofferente, continua a esistere in tutte le economie più avanzate e in Italia rappresenta ancora la forma prevalente nelle PMI. Tuttavia, quando le imprese familiari crescono e cominciano a confrontarsi con i mercati internazionali, non sempre riescono a mantenere risultati positivi in termini di redditività e, soprattutto, non riescono a usare in maniera corretta strumenti sofisticati di gestione aziendale. Una conduzione familiare, complicata talvolta dalle problematiche del passaggio generazionale, si mostra quindi inadeguata e penalizzante nei confronti dello sviluppo organizzativo nelle aree che, più di altre, richiedono esperti qualificati: l’area strategica, l’area marketing, quella commerciale e l’area export.

In un post su facebook, ho letto tempo fa una frase che suona come uno slogan “Meno management e più lavoro, meno parole più fatti, meno marketing più produzione. Questo serve!”. Certo la gestione familiare ha il vantaggio di velocizzare i processi decisionali ma la carenza di cultura manageriale è anche il motivo principale della scarsa competitività delle nostre PMI.

Ad ogni modo, è doveroso sottolineare che la qualità dei manager è un elemento di rilevante importanza, in particolare, nelle situazioni in cui l’azienda risente ancora dell’opera del fondatore e il suo futuro sia affidato ai suoi successori genetici. Per riuscire davvero nel salto di qualità, specie se ci si deve cimentare con il mercato globale, è necessaria un’attenta e ragionata scelta del manager o del professionista a cui affidarsi attribuendo importanza ad alcuni elementi:

  1. la capacità di saper motivare il personale conducendolo a impegnarsi nelle azioni fondamentali per raggiungere la mission e la vision aziendale.
  2. La capacità di creare una cultura di chiare responsabilità.
  3. La capacità di promuovere una cultura dei risultati, superando inevitabili avversità e resistenze in quest’operazione.
  4. L’abilità nel gestire le relazioni creando un clima di fiducia, dialogo aperto e piena trasparenza.
  5. La cultura del prendere decisioni basate sulla produttività e non su logiche politiche.

Esperienza, competenza, abilità nella comunicazione, leadership, spirito di competitività sono, in sintesi, qualità essenziali di un manager, senza le quali si rischia di avere riflessi negativi sulla capacità di produrre reddito dell’intera impresa.

Il consulente di management CARLO BALDASSI ci offre alcune riflessioni che sono raccolte nel suo ultimo libro “I FERRI DEL MESTIERE. Proposte e strumenti per gestire il cambiamento”.

http://www.confartigianatovicenza.it/sala-stampa/riascoltiamoli

Il mio contributo a Il Quotidiano del Friuli Venezia Giulia del 10 giugno.

L’elemento culturale come criticità nell’aggregazione a rete

La globalizzazione dei mercati impone un’economia dove le imprese fronteggiano la concorrenza generando nuovo valore aggiunto. La smaterializzazione del valore, infatti, ha creato un’economia della conoscenza dove si vendono idee, creatività e servizi, e non unicamente prodotti materiali. In questo contesto, la piccola dimensione aziendale e l’elevata specializzazione si sono trasformati da punti di forza in alcuni tra i principali ostacoli allo sviluppo economico del nostro Paese.

L’introduzione legislativa del contratto di rete, forma giuridica finalizzata a facilitare le aggregazioni conservando al contempo l’autonomia delle imprese, rappresenta una possibile soluzione che permette l’accrescimento della capacità innovativa e della competitività del sistema economico.

Il contratto di rete consente, infatti, di instaurare forme diverse di cooperazione che vanno dallo scambio di informazioni e prestazioni e dalle collaborazioni in diversi ambiti all’esercizio in comune di alcune attività; l’obiettivo, pertanto, è potenziare il profilo dimensionale delle imprese in rete, pur mantenendo quella flessibilità organizzativa, assente nella grande impresa integrata verticalmente.

Nella realtà, tuttavia, qualsiasi processo aggregativo riscontra importanti criticità prevalentemente connesse con l’abbandono della mentalità individualistica e quindi con le difficoltà di coordinamento dell’attività di rete. Si ritiene, in particolare nel sistema economico friulano, che la cultura locale sia particolarmente sfavorevole alle aggregazioni. Va detto, altresì, che il processo di costruzione di relazioni e di rapporti di cooperazione non è mai frutto di un’evoluzione spontanea degli eventi, ma è il risultato della convergenza di strategie individuali, di strategie collettive e del lavoro di istituzioni e consulenti chiamati a regolare l’interazione tra i vari attori in gioco. Se l’individualismo è davvero un ostacolo culturale da rimuovere, occorre porsi alcune domande:

–       Quali relazioni caratterizzano i rapporti tra le imprese dei diversi settori?

–       Quali relazioni esistono tra queste aziende e le istituzioni pubbliche e private?

–       Quali sono le strategie individuali e collettive in atto?

In definitiva, se una marcata presenza di gruppi sociali legati da un’identità forte, frutto di processi di cooperazione passati o ancora attuali, avvenuti in ambito anche non strettamente economico agevolano i percorsi aggregativi, esistono nel territorio legami sociali più deboli, cioè meno intensi e più occasionali, che caratterizzano probabilmente la maggior parte delle relazioni economiche. Sotto questo aspetto, si rivelano come prioritarie le soluzioni finalizzate a strutturare le relazioni ed efficaci, oltre che nel valorizzare le strategie individuali e collettive in corso, nel sistematizzare l’interazione tra gli attori.