VENERDI’ 31 GENNAIO 2014 alle ore 11.30 presso Pordenone Fiere – saletta padiglione 9 ci sarà la presentazione del libro

a cura della delegazione APCO – Associazione professionale italiana consulenti di management del Friuli Venezia Giulia

www.apcoitalia.it

 

La delegazione Friuli Venezia Giulia di APCO è in fase di pubblicazione del suo primo volume “Innovare per competere – Contributi dai consulenti di management APCO del Friuli Venezia Giulia per uscire migliori dalla crisi”. La pubblicazione, redatta da sei consulenti di direzione Soci APCO (Carlo Baldassi, Federico Barcherini, Alessandro Braida, Lionel Cividino, Michele Degrassi, Rudi Vittori), verrà presentata nei mesi di febbraio e marzo presso associazioni di categoria, parchi scientifici e tecnologici, università ed enti fieristici della regione. Seguiranno comunicazioni con le date delle presentazioni.

Il ruolo del bilancio sociale nelle piccole e medie imprese

Rendere conto dei propri risultati e delle proprie azioni e stabilire un dialogo costruttivo e permanente con i propri interlocutori sociali richiede un considerevole impegno da parte delle aziende. La responsabilità sociale, infatti, può rappresentare un elemento di competitività per le piccole e medie imprese a condizione che queste imparino a utilizzare nuovi strumenti strategici e di comunicazione.
Tra gli ultimi, è di considerevole importanza il ruolo che si è ricavato il bilancio sociale, una relazione volontaria che, in rapporto a un certo periodo di tempo, pone in risalto la missione d’impresa, i criteri di gestione, l’impegno nei confronti delle risorse umane e nei confronti della comunità allargata, quello nei confronti dell’ambiente, della sicurezza e dell’innovazione. Si rivolge agli stakeholder dell’impresa: azionisti, clienti, fornitori, risorse umane, comunità locali, finanziatori, pubbliche amministrazioni, ambiente e altri soggetti che hanno degli interessi nei confronti dell’impresa stessa.
Nel corso del tempo si sono sviluppati diversi approcci, metodologie e linee guida per la realizzazione del documento, che, da strumento volontario di rendicontazione sta diventando, in alcuni paesi, uno strumento obbligatorio di comunicazione. In linea di principio, il bilancio sociale è chiamato a:

– enunciare la missione dell’impresa e i suoi valori di riferimento;
– illustrare le prestazioni dell’impresa con riguardo alla sostenibilità economica, ambientale e sociale;
– fornire le informazioni necessarie alla proprietà e al management per definire la strategia aziendale con riguardo alle attese degli stakeholder;
– quantificare e rendicontare la distribuzione del valore aggiunto aziendale nei confronti dei diversi stakeholder;
– misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi precedentemente assunti;
– fissare, sotto il profilo sociale, i nuovi obiettivi di miglioramento dell’impresa.

Il report di sostenibilità è uno strumento di rendicontazione della dimensione sociale e ambientale destinato a completare la funzione del bilancio di esercizio. Il bilancio di esercizio, infatti, fornisce informazioni aziendali complessive inerenti agli aspetti patrimoniali, economici e finanziari, ma non è in grado di trasmettere, da solo, l’effettività dell’attività sociale e i benefici da essa derivanti. Tale vuoto è colmato mediante la redazione e la pubblicazione di questo report, tramite il quale l’organizzazione rende noto a tutti gli stakeholder, interni ed esterni, gli effetti e i risultati finora ottenuti dalla propria missione, dagli obiettivi raggiunti, dalle strategie attuate e dalle attività esercitate. Deve essere ricordato che, nella stessa maniera con la quale il bilancio d’esercizio rappresenta solo la fase di rendicontazione del processo di creazione del valore economico di un’impresa, il bilancio sociale rappresenta solo un momento di una più complessa strategia per la responsabilità sociale.

Alessandro Braida – “Il Quotidiano del Friuli Venezia Giulia” del 17/12/2013

Giovedì 21 novembre 2013 dalle ore 17.30, presso Palazzo Torriani a Udine, si terrà il consueto meeting annuale organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Industria di Udine.

Anche quest anno l’evento avverà seguendo la formula ONE MINUTE MEN e sarà incentrato sul tema della modernizzazione delle relazioni industriali in azienda ponendo Confindustria e i Sindacati a confronto.

L’evento prevede la partecipazione di Piero Petrucco, Gabriele Lualdi, Matteo Di Giusto e le segreterie provinciali di CGIL, CISL e UIL. Moderatore dei lavori, Alberto Terasso, Direttore di Telefriuli.

Scarica il flyer dell’evento

1234041_10151619103648931_293268418_nDi seguito il mio contributo per Il Quotidiano FVG del 22 ottobre 2013.

Il contratto di rete e la necessità di gestire le numerose relazioni

Come è noto, la piccola dimensione delle imprese italiane spesso genera inefficienza a causa del costo dell’elevato numero di relazioni e di transazioni da gestire all’interno delle filiere, siano esse orizzontali o verticali. Inoltre, in un’economia dove il vantaggio competitivo per le imprese dei paesi avanzati si basa sulla conoscenza e sulla smaterializzazione del valore e dove si vendono idee, creatività e servizi (e non solo prodotti materiali) vanno favoriti i percorsi di condivisione delle informazioni commerciali, la ricerca pre-competitiva, le collaborazioni allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi e le attività di ricerca e sviluppo svolte in comune.
Situazioni di mancanza di fiducia tra imprese e tra queste e i loro interlocutori (banche, clienti, fornitori, enti e istituzioni pubbliche) non sono, quindi, più sostenibili; assume rilievo, invece, la capacità di agire in modo coordinato, elevando la propensione a dialogare, a negoziare e a stipulare accordi reciproci profittevoli. Fare rete diventa un efficace antidoto contro la crisi perché permette di aumentare il fatturato, di sfruttare economie di scala e, talvolta, di allentare la stretta del credito bancario. Per questa ragione cresce l’attenzione riposta sugli strumenti quali i consorzi, le ATI (associazioni temporanee d’impresa) e il contratto di rete sia da parte delle istituzioni come la Regione, le Camere di Commercio, e le associazioni di imprenditori sia delle società di servizi e dei consulenti legali, fiscali e manageriali.
I progetti di aggregazione, tuttavia, presentano anche delle criticità perché impongono una modifica nell’approccio culturale esistente che rimane ancora avverso ai raggruppamenti. Considerato sotto questo aspetto, il contratto di rete è uno strumento giuridico che consente di perseguire strategie di aggregazione tra imprese senza il vincolo di costituire un nuovo soggetto e preservando l’identità delle singole aziende aderenti; esso, infatti, permette ai partecipanti di scegliere in autonomia la governance e le altre caratteristiche della rete e, a condizione che ci si basi su regole di collaborazione predefinite ed economicamente convenienti, rende possibili aggregazioni fondate su vincoli deboli fra i partner e sulla possibilità di decidere con pariteticità.
Questo strumento giuridico deve essere utilizzato in maniera appropriata poiché sposta il focus decisionale e operativo dalle singole imprese alle loro aggregazioni. Esso, di conseguenza, richiede un’attività di coordinamento a cura del manager di rete (alliance manager), figura che dovrà possedere le competenze per governare le relazioni tra tutti i soggetti della rete, armonizzare i diversi interessi in campo, progettare lo sviluppo commerciale della rete, elaborare le strategie, i piani e le iniziative dell’organizzazione, curare l’analisi dei bisogni dei soci e, in definitiva, promuovere il conseguimento degli obiettivi imprenditoriali degli associati.

Alessandro Braida

Di seguito il mio contributo per “Realtà Industriale”, mensile ufficiale di Confindustria Udine, di Ottobre 2013.

“Aggredire i mercati esteri e migliorare la propria posizione competitiva nel mercato interno richiedono la capacità di investire energie, risorse e, soprattutto, relazioni per riorientare le scelte strategiche e commerciali delle imprese. In questo contesto, le situazioni di mancanza di fiducia tra imprese e tra queste e i loro interlocutori (banche, clienti, fornitori, enti e istituzioni pubbliche) non sono più sostenibili; assume rilievo, invece, la capacità di agire in modo coordinato, elevando la propensione a dialogare, a negoziare e a stipulare accordi reciproci profittevoli e generando, in tal modo, una discontinuità rispetto al passato.
Come è noto, la piccola dimensione delle imprese italiane spesso genera inefficienza a causa del costo dell’elevato numero di relazioni e di transazioni da gestire all’interno delle filiere, siano esse orizzontali o verticali. Inoltre, in un’economia dove il vantaggio competitivo per le imprese dei paesi avanzati si basa sulla conoscenza e sulla smaterializzazione del valore e dove si vendono idee, creatività e servizi (e non solo prodotti materiali) vanno favoriti i percorsi di condivisione delle informazioni commerciali, la ricerca pre-competitiva, le collaborazioni allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi e le attività di ricerca e sviluppo svolte in comune.
Fare rete diventa così un imperativo ricorrente e cresce l’attenzione riposta sugli strumenti quali i consorzi, le ATI (associazioni temporanee d’impresa) e il contratto di rete sia da parte delle istituzioni come la Regione, le Camere di Commercio, e le associazioni di imprenditori sia delle società di servizi e dei consulenti legali, fiscali e manageriali. Il contratto di rete si presenta come uno strumento innovativo finalizzato, da un lato, a garantire ai partecipanti la possibilità di scegliere in autonomia la governance e le altre caratteristiche della rete e, dall’altro, a permettere la possibilità di modificare in qualunque momento le stesse attività di rete.
I progetti di aggregazione, tuttavia, presentano anche delle criticità perché comportano una parziale perdita del controllo da parte dell’imprenditore e necessitano di una modifica dell’approccio culturale esistente che rimane ancora avverso ai raggruppamenti; probabilmente per questo motivo sono le reti commerciali fra aziende di dimensione simile e con produzioni complementari e sinergiche quelle che sembrano trovare maggiore diffusione. Il punto fondamentale, pertanto, si trova nella considerazione che fare rete vuol dire prima di tutto lavorare per cambiare la mentalità superando gli individualismi e recuperando una dimensione di confronto finalizzata alla condivisione di un percorso di crescita e sviluppo.
L’attività del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine presenta in maniera marcata quest’orientamento. Già nel programma illustrato all’atto del suo insediamento, il Presidente Massimiliano Zamò faceva riferimento alla necessità di contribuire alla costruzione di un sano sistema imprenditoriale “in quanto colonna portante di una società aperta”; sempre Zamò affermava che “la nostra associazione dovrà essere capace di costruire reti e forme di dialogo con il territorio per diventare un punto di riferimento ancora più forte attraverso il sostegno a tutte quelle iniziative che possono portare alla nascita di nuove aziende, particolarmente frutto dell’innovazione e del talento dei giovani”. Le stesse attività svolte all’interno dei gruppi di lavoro impegnando gli associati nell’organizzazione d’importanti convegni, di visite aziendali, di missioni all’estero oltre che di eventi conviviali permettono di imparare “le regole” e lo “stile confindustriale” e sono occasioni per fare amicizie che spesso diventano basi per sviluppare la propria attività. Da menzionare, infine, l’attività svolta dal comitato nazionale per lo Sviluppo delle PMI ed etica d’impresa, al quale ha preso parte il Vice Presidente del Gruppo Giovani di Udine Michele Vanin, che si è occupato di studiare i casi di successo per mettere a sistema tutti gli strumenti per lo sviluppo delle reti d’impresa. Tale lavoro, tra l’altro, è sfociato nella realizzazione di un flyer che introduce alla “Guida pratica per la creazione di una Rete d’Impresa” di Confindustria che è stato presentato al Convegno di Capri 2012 e distribuito in allegato al numero dello scorso Dicembre di Qualeimpresa.”

Start & Go: le premiazioni finali a Udine. Un evento di successo che premia l’impegno a sostegno delle nuove imprese da parte del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine.

Lunedì 7 Ottobre dalle ore 18.30 alle ore 21.30 presso l’ente Ricerca e Formazione della Camera di Commercio di Udine si terrà il workshop “LE RETI D’IMPRESA: UNO STRUMENTO PER LA CRESCITA E LO SVILUPPO DELLE PMI”. Relatori saranno l’avv. Pietro Amico (Consulente legale per l’impresa), il dott. Alessandro Braida (Consulente di Management certificato APCO-CMC) e il dott. Federico Barcherini (Consulente di Management certificato APCO-CMC).

Per maggiori informazioni ed iscrizioni: http://www.ricercaeformazione.it/ricercaeformazione/corso.jsp?idCorso=809 

Lunedì 30 Settembre 2013 alle ore 16.30 presso Udine Fiere, Centro Congressi – sala 2° p. (ingresso sud), APCO organizza il workshop:

INTERNAZIONALIZZARE LE PMI I CONSULENTI DI MANAGEMENT A FIANCO DELLE AZIENDE E DELLE ISTITUZIONI

Mercoledì 11 settembre dalle ore 18.30 alle 21.30 presso l’ente Ricerca e Formazione di Udine sarò tra i relatori del corso “LE RETI D’IMPRESA: UNO STRUMENTO PER LA CRESCITA E LO SVILUPPO DELLE PMI”.

Per maggiori informazioni ed iscrizioni:
http://www.ricercaeformazione.it/ricercaeformazione/corso.jsp?idCorso=796